Cripto: l'80% del volume di Bitget ora proviene da istituzioni

I trader istituzionali hanno appena raggiunto una pietra miliare storica su Bitget, uno dei più grandi exchange di criptovalute al mondo. Con l’80% del volume totale ora nelle loro mani, questa tendenza solleva interrogativi: segno di maturità o rischio di centralizzazione? Analisi delle cifre e delle implicazioni per il mercato.

Bitget: l’80% del volume ora proviene da fondi istituzionali 

Nel settembre 2025, i trader istituzionali rappresentavano l’80% del volume totale di Bitget, rispetto al solo 39,4% di gennaio. Una crescita vertiginosa, soprattutto nei mercati spot (72,6%) e nei futures (56,6%). Il volume medio mensile dell’exchange ha raggiunto i 750 miliardi di dollari, con il 90% di questo volume concentrato nei prodotti derivati.

Questa crescita si spiega con la qualità della liquidità di Bitget, ora paragonabile a quella di Binance o OKX. Strumenti professionali, esecuzione ottimizzata e profondità del book attraggono i fondi istituzionali. Secondo il rapporto Nansen, la liquidità è diventata il cuore pulsante del mercato crypto, un criterio decisivo per i trader professionali.

La quota di mercato detenuta dagli exchange di criptovalute

Bitget non è sola in questa corsa. Binance, OKX e Crypto.com competono per attrarre questi attori, trasformando il panorama degli exchange in un terreno di gioco istituzionale.

Le istituzioni invadono le crypto… Buona o cattiva notizia?

L’arrivo degli attori istituzionali segna un punto di svolta per l’ecosistema crypto. Come spiega Ryan Lee, Chief Analyst di Bitget:

I flussi recenti mostrano un crollo dei contributi da parte dei piccoli wallet (meno di 0,1 BTC), mentre gli ETF spot e i modelli di self-custody attirano l’attenzione. Questa transizione strutturale, in cui la partecipazione retail diminuisce a favore di accumulo off-exchange e di lungo termine, beneficia direttamente Bitget. Come Universal Exchange (UEX), integriamo asset meme on-chain, blue chip e contratti equity-crypto per soddisfare sia l’innovazione nativa che le strategie istituzionali.

Questa trasformazione porta con sé vantaggi importanti: 

• Maggiore stabilità;
• Liquidità rafforzata; 
• Legittimità per un mercato un tempo visto come speculativo. 

Inoltre, fondi come Laser Digital o Fenbushi Capital vedono questa come un’opportunità per diversificare i propri portafogli, combinando la sicurezza delle large cap (BTC, ETH) e il potenziale di crescita degli asset emergenti. Tuttavia, permangono dei rischi. La concentrazione del potere in poche mani potrebbe aumentare la volatilità in caso di prelievi massicci, come dimostrato dal crollo di Terra nel 2022.

Qual è la crypto preferita dagli investitori istituzionali? 

Bitcoin si afferma chiaramente come la crypto preferita dalle istituzioni, e i numeri parlano da soli. Infatti, gli ETF su Bitcoin hanno registrato afflussi netti per 21,5 miliardi di dollari dall’inizio del 2025, con picchi giornalieri superiori a 1,2 miliardi di dollari in ottobre. Il fondo iShares Bitcoin Trust (IBIT) di BlackRock, ad esempio, ora gestisce oltre 86 miliardi di dollari in asset, confermando l’entusiasmo dei grandi investitori.

Con un valore attuale di $103.840, se la tendenza attuale continuerà, Bitcoin potrebbe testare i $120.000 entro la fine del 2025, trainato dall’espansione degli ETF, da una regolamentazione più chiara e da una domanda istituzionale sostenuta. Tuttavia, non si esclude uno scenario ribassista, con un possibile calo a $90.000 in caso di crisi macroeconomica o improvvisi prelievi di fondi.

Le istituzioni hanno preso il controllo di Bitget, trasformando così il mercato crypto. Sebbene questa tendenza porti stabilità e liquidità, solleva anche interrogativi sulla decentralizzazione. E tu, pensi che questo dominio istituzionale sia positivo per il futuro delle crypto?